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Una goccia nel mare
il più antico club velico del Mediterraneo

Yacht Club Italiano il più antico club velico del Mediterraneo Una goccia nel mare

Una goccia nel mare

Una goccia nel mare

11 marzo 2022

Sono le 20:30 dell’8 marzo 2022, i 3 van rossi dello Yacht Club Italiano, solitamente utilizzati per le trasferte sui campi di regata delle squadre sportive, hanno l’asse posteriore insolitamente basso, sono accesi e stanno muovendo per una destinazione lontana 1686 km: l’impronunciabile città di Przemysl, uno degli ultimi avamposti polacchi lungo il confine con la martoriata Ucraina dove la guerra infuria oramai da più di 10 giorni.

 

8 Marzo: h 20.30. La partenza dallo YCI

 

La stazione ferroviaria di Przemysl, a pochi chilometri dalla frontiera polacca, si è ritrovata suo malgrado al centro del mondo. Qui passa chi scappa dalla guerra e chi vuole raggiungere l’Ucraina. Qui arrivano donne e bambini in fuga dagli orrori del loro paese e la dogana è diventata l’arteria vitale della catena di solidarietà che si è attivata in tutto il mondo. Un hub logistico infernale dove i volontari polacchi e ucraini lavorano H24 per smistare le merci in arrivo: beni di prima necessità, cibo, medicine, coperte, vestiti invernali, giocattoli… insomma tutto il necessario per un conforto minimo a chi abbandona la sua casa e non ha più nulla.

Intanto a Genova sono quasi le 21 e i van dello YCI, con 7 soci che formano 3 equipaggi, muovono lentamente verso la A7, carichi all’inverosimile con un inventario completo di generi di prima necessità concordato con i frati del Convento di San Francesco di Recco. La missione è quella di arrivare a Przemysl, scaricare i van del loro carico al centro di raccolta polacco e caricare una collettiva di 20 profughi – donne e bambini – da riportare a Genova, dove saranno accolti dalla struttura gestita dai Frati Francescani Minori.

Il viaggio è lungo e tutti si alternano alla guida nella lunga notte invernale, davanti a loro tanti chilometri e altrettante frontiere da superare. A bordo del convoglio ci sono Riccardo Casale, Alberto Magnani, Ettore Boschetti, Francesco Rebaudi, Angelo Dufour, Nicolò Caffarena e l’insostituibile Stefania Savio. Noi da casa li seguiamo con un misto di attenzione, emozione e apprensione. Ma siamo nel 2022, e benché non ci aspettassimo un conflitto alle porte d’Europa - che riporta indietro il calendario di quasi cento anni - abbiamo la possibilità di seguire il viaggio attraverso l’immancabile chat su Whatsapp e la posizione accurata dei mezzi grazie ai transponder GPS che, per questa volta, non sono attaccati alla poppa di una barca, ma hanno il compito di ricordarci dove stanno andando i nostri furgoni. Ed è così che, da casa, seguiamo i tre puntini verdi che nella notte attraversano Austria, Repubblica Ceca e quindi, quello che pensiamo sia l’ultimo, il confine con la Polonia.

 

Tracking online

 

Dalla chat arrivano foto e testimonianze in tempo reale, si capisce che con l’ingresso in Polonia e l’avvicinarsi al confine con l’Ucraina, l’emozione diventa reale ed evidente. Il paesaggio è a tratti spettrale, i cartelli stradali riportano nomi dalle vocali rarefatte, e comincia a farsi sentire il traffico di mezzi che – al pari dei nostri van – stanno raggiungendo il grande hub di Przemysl. Sulla chat i toni si fanno sempre più seri, il morale è alto, ma l’entusiasmo iniziale ha lasciato spazio all’inquietudine di essere spettatori in prima fila di una situazione drammatica, a tratti lontana attraverso i monitor di TV e computer, ma ora vicinissima. Pochi centimetri oltre il parabrezza dei 3 van rossi dello YCI.

Intorno alle 12:00 del 9 marzo, il convoglio in anticipo sulla tabella di marcia e dopo circa 1.500 km di viaggio, si ferma a Katowice, un’importante città della regione storica della Slesia a circa 350 km dal confine Ucraino. Sosta di qualche ora per riposare in un hotel, per organizzare la consegna dei materiali e il recupero degli esuli. L’organizzazione dei polacchi è impressionante, così come la regia dell’organizzazione umanitaria che ha identificato e contattato le 20 persone da imbarcare e portare a Genova. Alcuni sono già riusciti a superare la frontiera, altri sono ancora oltreconfine in un gorgo caotico dove regna la disperazione. I notiziari parlano di oltre 2 milioni di persone – fondamentalmente donne, anziani e bambini – in fuga dal loro paese, principalmente attraverso l’unica linea di confine percorribile, quella con la Polonia appunto.

 

9 marzo h. 23:26 – L’arrivo all’HUB di raccolta aiuti umanitari di Przemysl

 

Corsaro, Chaplin e Caroly (così si chiamano sul tracking i 3 van dello YCI, in onore di alcune delle barche più significative del Club) ripartono alle 19.35 per coprire le ultime 4 ore del viaggio. WhatsApp è oramai silenzioso, ci arrivano poche foto dei cartelli stradali che portano alla meta. Alle 24:00 i van, dopo l’ennesimo rifornimento di gasolio, varcano i cancelli dell’enorme centro di raccolta degli aiuti umanitari che arrivano senza sosta da ogni parte del mondo. Da una parte si raccolgono e smistano i generi di prima necessità, in un’altra area confinante e riservata – arrivano anche gli armamenti destinati oltreconfine. Una volta scaricati i furgoni, comincia l’attesa. Parte della collettiva è già in Polonia e trova riparo in un grande capannone riscaldato, dove migliaia di donne e bambini sono accampati come possono e dormono per terra (si parla di mezzo milione di persone). Di questi, circa 15 sono pronti a partire, ma all’appello ne mancano 5 che sono ancora in Ucraina, bloccati alla frontiera.

Non si lascia indietro nessuno, e così si aspetta l’alba nel gelo della notte di Przemysl in attesa di notizie. Nella notte colpiscono il freddo incredibile, i numerosi bracieri all’aperto improvvisati per scaldarsi un po’. Tutto è surreale nel centro accoglienza, e dona ancora più risalto all’educazione, la disciplina e la dignità degli sfollati, al pari della professionalità e l’umanità delle forze di polizia polacche.

 

10 marzo, h 05:51 – Al confine tra Polonia e Ucraina

 

Alle 5 del mattino l’equipaggio è arrivato a quota 18, ne mancano ancora 2 e così, se non arrivano loro, ci andranno i nostri. Alle 5.44 i tre van rossi sono alla frontiera Polonia – Ucraina, dopo un lungo conciliabolo con i militari alla dogana, Chaplin ottiene il permesso di varcare il confine per andare a recuperare gli ultimi due compagni di viaggio. Devono trascorrere tre lunghissime ore con il convoglio per la prima volta separato, e gli occhi di tutti, increduli, a fissare l’interminabile processione di esuli che varcano il confine, senza nulla, pochissimi bagagli; i bambini con il loro zainetto e qualche giocattolo, nei loro occhi il vero specchio dell’orrore di questi tempi.

… Alle 9:40 del mattino del 10 marzo la situazione si sblocca, il Chaplin è riuscito nell’impresa e rientra in territorio polacco con le due persone mancanti. Il convoglio si rimette in viaggio verso Genova dopo circa 36 ore dalla partenza. Sono partiti in 7 e ora, a bordo dei tre van sono 27. Per l’esattezza 11 tra bambini e ragazzi tra i 4 e i 10 anni e le loro mamme: Yaloroslav, Oleysa, Elizaveta, Inna e così via… Con loro non hanno nulla, nemmeno un cambio per la notte. Qualcuno parla un po’ di inglese e così si cerca di instaurare un dialogo con i nuovi ospiti, ma i più sono persi con gli occhi fuori dal finestrino, immersi nella loro personale malinconia. Durante le prime ore di viaggio c’è un grande silenzio a bordo dei van; i nostri non fanno domande, gli ospiti sono taciturni, ma dimostrano una certa curiosità circa la loro destinazione: chiedono infatti notizie su Genova e sulla Liguria.

In parallelo, con la chat che ha ripreso vigore, si inizia a organizzare la seconda fase dell’operazione, una volta arrivati gli servirà tutto e inizia la mobilitazione sul fronte genovese. Cosa serve, taglie, misure, eventuali necessità mediche urgenti – oltre naturalmente ai protocolli COVID obbligatori – i nostri ospiti vengono così ‘schedati’ per far partire la macchina della solidarietà e un’organizzazione mirata a raccogliere quello di cui si ha realmente bisogno.

Alle 7:40 del mattino dell’11 marzo, dopo quasi 3.800 chilometri e 58 ore di viaggio, Caroly, Corsaro e Chaplin arrivano a destinazione, il Convento di San Francesco di Recco dove è tutto pronto per l’accoglienza di quelle ‘famiglie a metà’ che sono scappate dal loro paese in fiamme. L’emozione è davvero tanta per tutti, ma il mattino nel golfo di Recco abbraccia i nuovi arrivati con una di quelle giornate terse e luminose che, forse, è il miglior messaggio di benvenuto che la Liguria possa dare.

 

11 marzo, h 08:08 - Recco

 

L’impegno dello Yacht Club Italiano non si ferma qui, fedele anche ai principi contenuti nel diritto del mare e la Costituzione italiana che si fondano sulla solidarietà quale dovere inderogabile. Questa prima missione – altre ne seguiranno certamente – è stata una piccola goccia in un mare particolarmente agitato, un atto dovuto e un dovere morale nei confronti di chi ha meno e vive una tragedia di queste proporzioni. È stato motivo di orgoglio vedere le insegne dello YCI sventolare nelle grandi pianure dell’Europa Centrale per un obiettivo così importante, un messaggio di solidarietà internazionale che onora il rispetto di quei valori umani che fanno anch’essi parte della lunga tradizione del Club.

Un doveroso ringraziamento agli equipaggi dei tre van: Corsaro: Ettore Boschetti, Riccardo Casale e Stefania Savio. Chaplin: Angelo Dufour e Alberto Magnani. Caroly: Nicolò Caffarena e Francesco Rebaudi. A Banca Passadore che si è attivata immediatamente per sostenere attivamente e tecnicamente la campagna di raccolta fondi.

Al Convento di San Francesco di Recco e a tutta la comunità dei Frati Francescani Minori.

A Marco e Massimo Manuelli di SGS Tracking, per averci permesso di seguire in tempo reale questa prima spedizione

A tutti i soci e amici del Club che si sono prodigati in ogni forma di sostegno possibile dimostrando che la solidarietà è fatta, anche, di tante piccole iniziative individuali. Come gocce nel mare, appunto.

L’impegno del Club non si ferma qui, terminata la prima fase operativa, l’organizzazione continuerà questo percorso fino a che sarà necessario. Sono già arrivati moltissimi aiuti per i generi di prima necessità, vestiario, medicinali, ecc.. Nelle prossime settimane sarà nostra cura aiutare i nostri nuovi amici a integrarsi col territorio e a svolgere la loro nuova vita nella massima serenità possibile.

Analogamente resta sempre attivo il conto bancario presso Banca Passadore dedicato alla raccolta fondi, sicuramente molto più utili in questo momento per sollevare finanziariamente il convento dalle spese di accoglienza.

 

Bonifico bancario

Denominazione: Yacht Club Italiano
C/O Banca Passadore
Conto n 965256
IBAN IT58K0333201400000000965256
Swift/BIC PASBITGG
Causale: Sostegno popolazione Ucraina