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CINQUE ALBE E CINQUE TRAMONTI!
il più antico club velico del Mediterraneo

Yacht Club Italiano il più antico club velico del Mediterraneo CINQUE ALBE E CINQUE TRAMONTI!

CINQUE ALBE E CINQUE TRAMONTI!

CINQUE ALBE E CINQUE TRAMONTI!

7 gennaio 2021

Il Socio Luciano Manfredi, dopo tante esperienze e risultati a bordo di diverse barche e sempre in equipaggio, negli ultimi tempi ha ottimizzato il suo First 44.7 Argo per le regate in doppio. In queste righe ci racconta di una regata particolare che l’ha letteralmente stregato: la RAN, la Regata dell’Accademia Navale e che l’ha visto vincere nella categoria x 2…

Diventerà una classica

 

 



La RAN (Regata dell’Accademia Navale) è la regata offshore più lunga del Mediterraneo (630 nm). Per me è anche la più bella, senza nulla togliere alle “storiche” che ho avuto modo di fare: Middle Sea Race (606nm), Romax2 (539nm) ed ovviamente Giraglia (241nm) tanto cara al nostro Club. È una manifestazione ancora “acerba” che si corre da soli tre anni, a cui partecipano pochi appassionati. Non è ancora una “classica” ma, se consideriamo quanto è imprevedibile il meteo del Tirreno, può assurgere all’Olimpo delle regate d’altura più belle al mondo, come RMSR, Fastnet e Sidney-Hobart. Gian Luca Conti, presidente dello YC Livorno, ama dire: ”È come una ghianda. Ormai è piantata e diventerà una grande quercia!”.

È una regata che ti prende, a cui non puoi dire di no perché è una vera lunga! Certo non è la Twostar, ma passare in mare cinque o sei notti è completamente diverso dal passarci una notte o al massimo due, come in molte offshore del Mediterraneo. È una grande trans-tirrenica su un percorso interamente italiano: da Livorno sfiora Capraia, gira davanti alle Bocche di Bonifacio, passa tra Ponza, Ventotene e Ischia, si infila dentro al complicato Golfo di Napoli e poi su per la costa sfiorando Circeo, Giglio, Argentario, Elba per rientrare al Porto Mediceo. Senza vincoli di percorso, se non il passaggio delle boe di Porto Cervo e di Napoli, la RAN è un grande triangolo “olimpico” piazzato in mezzo al Tirreno: più tattica di così, si muore!

Organizzata dallo Yacht Club di Livorno, insieme allo YC Costa Smeralda, RYCC Savoia e YCRM Pisa, è supportata dalla Accademia Navale della Marina Militare, che l’ha inserita nella Settimana Velica che si tiene ad Aprile. Questa primavera, come tutte le altre regate, non si era potuta svolgere. Gian Luca Conti non si è arreso e con coraggio e passione, insieme all’Ammiraglio Biaggi, comandante dell’Accademia Navale, ha sfruttato il primo spiraglio utile e l’ha fatta partire il 12 Settembre.

L’atmosfera dello YC Livorno è magica. Il molo mediceo richiama antichi splendori rinascimentali e con i soci ed i marinai sei subito in famiglia. Anche l’Accademia Navale (ex lazzaretto napoleonico utilizzato per le quarantene) è evocativa con gli allievi che vanno su e giù per i pennoni ed il sartiame di un veliero ottocentesco ricostruito sulla pietra dell’ampia piazza d’armi. Le radici sono importanti e la gavetta è la miglior maestra! La Marina Militare partecipa alla RAN con le sue barche come scuola di mare e di vita per decine di cadetti. Chaplin, donata dal nostro ex Presidente Giovanni Novi, si è difesa benissimo nelle prime due edizioni. Quest’anno c’erano Stella Polare ed Orsa Maggiore.

 

Equipaggio o solitari

Con ARGO, io ed Andrea Porchera non potevamo perdercela dopo aver inaugurato la prima edizione nel 2018, arrivando secondi dietro My Song. Ci hanno definito i “vincitori morali”: noi in due e loro in trentasette, noi in sei giorni senza vento, loro in tre con un albero che toccava le nuvole!

Non potevo perdermela, avendo ancora l’amaro in bocca per essermi dovuto ritirare nel 2019 sotto Procida per problemi al gennaker, dopo una cavalcata di duecento miglia da Porto Cervo con 30 nodi al lasco in una notte nera senza luna, dove di bianco c’erano solo le creste di onde gigantesche che si rompevano a poppa e ti alzavano in planate da paura.

A me piace fare regate in due perché sei impegnato ad occuparti di tutto: dalla tattica al meteo, dal software di navigazione ai cambi di vele, dal timone fino alla cambusa. Impari a conoscere al meglio la tua barca e te stesso, come marinaio prima che come velista. Qualcuno accosta il regatare in due al regatare in solitario, forse tratto in inganno dalle ore passate da solo al timone o a regolare le vele, mentre il tuo compagno si riposa. Non è assolutamente così: si è in squadra più di quando si è in tanti a bordo. La sintonia e la fiducia reciproca debbono essere totali. In due, il primo affiatamento è quello psicologico e, se l’equilibrio comincia a rompersi, ad essere coinvolto non è solo qualche membro, ma l’intero equipaggio.

 

Il Match-Race

Il meteo ci ha ricompensato di molte delle privazioni di questo tormentato anno, con un cielo terso, un sole ancora estivo ed un bel vento costante dai quadranti settentrionali, che ha soffiato dall’inizio alla fine richiamato dal forte vortice depressionario che ha imperversato dal Canale di Sicilia all’Egeo. Il Briefing meteo non aveva proprio interpretato questa situazione, tanto che si paventava una riduzione di percorso alla prima boa di Porto Cervo per la vasta e stazionaria area di alta pressione presente sul Mar Ligure e sul Tirreno.

Alla partenza soffia già un bel NW di 14 nodi con raffiche a 17. Siamo i primi ad issare il gennaker ed a prendere subito un bel passo. Il bordo si preannuncia lungo e montiamo anche lo staysail per sfruttare al massimo il canale d’aria tra gennaker e randa. Riusciamo così a non far scappare Vaquita, un Class 40, e Pegasus, un Class 950, entrambi molto performanti con queste andature. Con Alessio Bernabò, skipper di Vaquita ed animatore del Progetto Crossing Routes, inizia da subito un vero e proprio match-race che durerà per cinque giorni e cinque notti.

Nella discesa verso Porto Cervo teniamo una rotta lontana dalla Corsica, mentre il Class 40 fa esattamente l’opposto. La nostra scelta paga e passiamo la boa di Porto Cervo solo venti minuti dopo Vaquita. Il match-race continua per tutta la traversata del Tirreno ma all’alba, nell’approccio a Ponza, incappiamo in un buco di vento e con ARGO giriamo la boa di Napoli quaranta minuti dopo Vaquita.

Doppiata la boa sotto Castel dell’Ovo, nel buio di una notte senza vento davanti a Posillipo ed al Golfo di Pozzuoli, dove ho regatato per vent’anni, riusciamo a dare la zampata decisiva in mezzo ad un traffico ed un frastuono incredibile di traghetti, pescherecci, navi cisterne e barchini di pescatori. ARGO esce dal Canale di Procida dopo sei ore di regolazione millimetriche, ma Vaquita ce ne mette una in più ed ecco che ci troviamo magicamente davanti a loro. Esultiamo, mentre il cielo dietro il Vesuvio si colora di rosa ed i primi raggi del sole illuminano Capo Miseno (il trombettiere di Enea).

Siamo però ancora pericolosamente vicini a Procida, sempre con poca aria. Bisogna decidere se stare lontani dalla costa per agganciare il vento che le previsioni danno in arrivo da NNW o andare a terra, dove spira già una buona brezza mattutina da NE. Optiamo per stare a W e veniamo premiati dal vento fresco che monta subito e comincia a farci camminare di bolina. Inizia così la lunga risalita verso Livorno: siamo in testa con l’andatura che ARGO preferisce: bolina 12-14 nodi! Se non commettiamo errori, la regata può essere nostra!

Iniziano bordi su bordi, attenti ai “buoni” e agli “scarsi” come in un lungo, eterno bastone. Sotto il Circeo arriviamo quasi a terra per prendere un “tondo” che ci regala ancora qualche miglio di vantaggio ed allunghiamo su Vaquita, ora a otto miglia. Alla fine del quarto giorno di regata in vista dell’Argentario, ci distraiamo ad osservare la formazione di un minaccioso, grande cumulonembo temporalesco nell’entroterra e finiamo troppo sotto costa in una bolla, mentre dal lato del Giglio continua ad esserci un bel vento fresco. Riusciamo a virare appena in tempo in uno scarso micidiale e lentamente ritorniamo nella brezza lottando con un vento ballerino ed una fastidiosa onda corta in prua. La perdita su Vaquita ci pare irrilevante: forse anche lui non ha azzeccato qualcosa!

Sopraggiunge così l’ultima notte di regata. Mettiamo la massima attenzione al passaggio del canale tra Giglio ed Argentario, dove nel 2018 ci piantammo in una bonaccia assoluta per sette ore. Pianifichiamo di passare più vicini al Giglio, lontani da terra, per stare nel vento che ci pare più fresco. Invece, con il sopraggiungere della notte il vento cala e diventa sempre più instabile. Nel buio perdiamo un po’ di concentrazione e ci ritroviamo di nuovo troppo in terra, dritti verso una chiazza di bonaccia a ridosso dei Monti dell’Uccellina. Un’immediata issata in stretta sequenza di code-0 e gennaker ci permette sul filo del rasoio di scappare e di riagganciare il vento più steso da N che, con l’avvicinarsi dell’ultima alba, ci spinge veloci verso le forche caudine tra Piombino e l’Elba.

Con un po’ di bordi usciamo bene, ma scopriamo che Vaquita si sta giocando il tutto per tutto, passando ad W dell’Elba! Su ARGO sale un po’ di agitazione perché la mossa è tanto azzardata, quanto in grado di ribaltare completamente la classifica se il vento, come previsto, rinforzasse prima da W ed il Class40 lo agganciasse prima di noi con un angolo migliore. Mettiamo subito la prua verso il largo cogliendo la lenta rotazione della brezza da terra verso W, ma il dilemma rimane: chi lo prenderà prima?  Il passaggio sotto la costa sud dell’Elba però non si tradisce e dimostra ancora una volta quanto sia insidioso ed azzardato. A metà mattina, sotto Marina di Campo, Vaquita lotta senza vento, mentre noi vediamo all’orizzonte una striscia di mare più scuro in rapido avvicinamento. Neanche il tempo di gioire che, boom!, il vento passa da 6 a 17 nodi e regoliamo l’assetto di ARGO che si appoggia gagliarda sul suo angolo di sbandamento. Bolina secca! Viriamo e siamo in rotta pressoché diretta su Livorno.

Quante regate della 151 si sono giocate in quelle poche decine di miglia sotto l’Elba! Alla fine l’azzardo di Alessio non fa che aumentare il distacco da ARGO.

Alle 16:46, dopo esattamente 5 giorni e 46 minuti, tagliamo primi assoluti il traguardo davanti al Porto di Antignano in vista della monumentale sede dell’Accademia Navale, che si staglia sul mare fuori dalla diga del Porto di Livorno. Vaquita taglia l’arrivo dopo circa 3 ore con più di quindici miglia di distacco.

Arrivati in banchina, giusto il tempo di godere della tavola imbandita con il presidente Gian Luca Conti, il vicepresidente Nanni Lombardi (armatore di Mefistofele, storico Two Tonner IOR) e tutto il Consiglio Direttivo dello YCL, che risaliamo a bordo di ARGO, molliamo gli ormeggi, evitiamo le Secche della Meloria e ci dirigiamo per 310° verso il Porticciolo Duca degli Abruzzi, dove arriviamo all’alba del 18 settembre dopo averlo lasciato, sempre all’alba, dieci giorni prima.

Luciano Manfredi



PS

Credo si capisca quanto sono innamorato della RAN630, a portata di mano di tutta la flotta offshore dei Mari Ligure e Tirreno. Come socio YCI, non mi dispiacerebbe se il mio Club contribuisse a divulgarla e magari a farla crescere

www.ran630.it